Il Fiume della Cura

Intervento di don Bruno Bignami

Da La Traccia di Domenica 15 Ottobre

Le celebrazioni di San Cerbone si sono aperte lunedì 9 ottobre alla Chiesina nel golfo di Baratti con l’incontro con il direttore CEI dell’Ufficio Problemi Sociali e del Lavoro don Bruno Bignami sul tema della Custodia della Casa Comune. Di seguito il suo intervento

«Che scorrano la giustizia e la pace» (Am 5,24): per la prima volta Santa Sede e Chiesa italiana accolgono e condividono un unico tema e un unico Messaggio di Papa Francesco per il Tempo del creato (1° settembre – 4 ottobre), pubblicato a fine maggio nell’anniversario della Laudato si’. Per 17 anni non è stato così: dal 2006, infatti, in Italia si è celebrato il 1° settembre come Giornata del creato con un tema e un Messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro. Inizia dunque una nuova epoca.

La frase del profeta Amos fa immaginare la giustizia e la pace come un fiume che scorre e rende feconda la vita sociale dei popoli.

Mai come in questo tempo avvertiamo l’importanza della pace che garantisca il bene dell’umanità e della creazione. La guerra distrugge tutto: genera profughi e inquina i territori, uccide e degrada, sostiene l’industria bellica, sottrae risorse al sociale e sopprime l’artigianato della pace.

Diventa persino un’«insensata guerra al creato». Alla vigilia di una nuova esortazione apostolica sull’ecologia integrale, la Giornata nazionale può educare la comunità cristiana e far crescere una giusta sensibilità. Dopo la Laudato si’ (2015) si è detto e fatto molto, ma è giunto il tempo di far confluire diversi ruscelli e torrenti in un unico grande fiume di cura per la creazione. Ci fa bene leggere nel Messaggio di Francesco le tre trasformazioni a cui siamo chiamati: la conversione dei cuori, degli stili di vita e delle politiche pubbliche.

La chiesetta nel golfo dedicata al patrono della diocesi

Senza la prima trasformazione, quella dei cuori, continueremo a illuderci che la terra possa essere salvaguardata attraverso la logica consumistica. L’ostinazione con cui molti sposano comportamenti di greenwashing evidenzia quanto sia duro a morire l’egocentrismo umano. Sembra che ci sia spazio solo per le voglie o gli interessi individuali, mentre la vera ricchezza che ci mantiene umani sono le relazioni. Abbiamo ancora sotto gli occhi i «fiumi mancati» di questi mesi: alluvioni e tempeste, siccità e scioglimenti dei ghiacciai alpini sono conseguenze dei cambiamenti climatici. Troppa acqua e assenza di acqua sono due facce della stessa medaglia.

Cosa dobbiamo attendere ancora per convertire i nostri cuori? Ciò è possibile solo grazie a un surplus di cura nel rapporto con Dio, coi fratelli, con la natura e con noi stessi.

Occorre alimentare il fiume della cura, favorendo iniziative di carattere culturale e sociale che aiutino alla consapevolezza e formino alla responsabilità. Una dimensione da recuperare è la capacità di fare silenzio e di contemplare. Possiamo farlo anche con il ricco patrimonio naturalistico della Maremma toscana, dell’Isola d’Elba, del mare… Il vero miracolo non è che Dio ha creato il mondo, ma che abbia creato l’uomo in grado di stupirsi, di contemplare, di dire «che bello!». Il silenzio fecondo consente di abitare le relazioni e di riempirle di responsabilità.

A cascata, la conversione del cuore favorisce scelte e stili di vita coerenti. La sobrietà è segno di meno spreco e più condivisione. Ciascuno può fare qualcosa di importante nel quotidiano. L’ambiente non è semplice scenografia della vita, ma è parte integrante. Dai luoghi di lavoro alle vacanze, agli investimenti finanziari al cibo, dall’abbigliamento al riscaldamento-raffreddamento degli ambienti, dalle feste alla mobilità, dalle soluzioni abitative al modello di agricoltura… tutto chiede un ripensamento e può diventare occasione per una rinnovata fraternità. In questo momento appare davvero profetica la scelta di molte parrocchie di mettersi in un cammino per far nascere le comunità energetiche rinnovabili, capaci di rispondere alla questione ecologica e alla povertà energetica che è emersa negli ultimi anni.

I vespri sono stati presieduti dal nostro vescovo Carlo

Da ultimo, la conversione del cuore crea le premesse per il rinnovamento delle politiche pubbliche, che sono tentate sempre di rimandare scelte impopolari o di continuare, come se niente fosse, sulla strada di un modello di sviluppo fallimentare, in grado di portare interi popoli verso il baratro. C’è un «debito ecologico» (LS 51) che le nazioni più ricche hanno accumulato verso i poveri: il fiume della giustizia chiede di colmarlo. I legami tra pace ed ecologia sono molto forti e le ricadute sulla vita della gente non sono mai a impatto zero: i poveri sono i più esposti a ingiustizie e disastri ambientali.

Questa giornata di fraternità è gesto simbolico di comunione con la creazione.

Segno anche di una Chiesa sinodale che non rinuncia a camminare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per condividere la bellezza di prenderci cura della casa comune.

Facciamo sì che molteplici corsi d’acqua confluiscano «nel vasto oceano dell’amore misericordioso di Dio». Siamo popolo, comunità in cura e di cura. Acqua che disseta e fiume che vivifica.

La creazione è un miracolo ogni giorno, come ci ricorda lo sguardo poetico di Walt Whitman in questa poesia intitolata «Miracoli» e scritta nel 1856:

«Perché la gente fa tanto caso ai miracoli?
Per quanto mi riguarda io non conosco altro che miracoli (…).
È un miracolo per me ogni ora di luce e di buio,
è un miracolo ogni centimetro cubo di spazio,
ogni metro della superficie terrestre è impregnato di miracolo,
formicola di miracoli ogni centimetro del sottosuolo.
Il mare è per me un miracolo senza fine,
i pesci che nuotano – gli scogli – il moto delle onde –
le navi che portano gli uomini,
quali i miracoli più strani di questi?»

Siamo circondati da miracoli. Come scrive il profeta Isaia: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi» (Is 43,19-21). Davvero la creazione è un miracolo di cui lodare e ringraziare: l’interdipendenza che viviamo con tutte le creature è qualcosa di straordinario e insieme misterioso. Pensiamo agli alberi: sono complementari all’uomo. Quando l’uomo respira, inala ossigeno ed esala anidride carbonica, mentre al sole gli alberi fanno l’opposto: assorbono CO2 e rilasciano ossigeno attraverso la fotosintesi. Scopriamo così che senza alberi l’umanità muore soffocata: abbiamo bisogno di loro come parte costitutiva della nostra vita, mentre non necessariamente gli alberi hanno bisogno dell’uomo. Siamo interconnessi e in relazione. Un miracolo che ci fa balbettare gioia e gratitudine. Grazie.