ESEQUIE DI DON ENZO GRECO

Omelia del nostro Vescovo Carlo
OMELIA IN OCCASIONE DELLE ESEQUIE DI MONS. ENZO GRECO PARROCCHIA DI SAN LEOPOLDO FOLLONICA, 16 GENNAIO 2013
Carissimi, mai come oggi il saluto che vi ho rivolto all’inizio di questa celebrazione: la pace sia con voi, si fa più forte e più urgente! La pace, l’augurio di pace, è saluto e addio abituale dei Giudei. E quale saluto il cristiano può far suo se non quello della pace? La morte, il peccato, la debolezza, la menzogna, la divisone scuotono l’uomo e la storia nelle sue stesse fondamenta. I nostri giorni spesso vivono divisione, angoscia, paura, una sorta di continuo sconvolgimento che ha bisogno di ritrovare pace, la sorgente stessa della pace, che è il Signore Gesù Cristo: egli, infatti, è la nostra pace! L’improvvisa scomparsa di don Enzo, carissimo e prezioso amico e collaboratore, scuote la nostra Diocesi, la parrocchia di San Leopoldo e Follonica tutta, ci dice il nostro nulla, la nostra fragile vita, mentre siamo tentati da una sorta di prostrazione e scoraggiamento. Ma Dio non ci lascia soli, Dio è con noi e guida i nostri giorni e la storia e li guida nella sua pace, quella pace che è dono dell’onnipotenza divina e che è data a ogni uomo di buona volontà. 
L’apostolo Pietro, lo abbiamo appena sentito nel brano dagli Atti degli Apostoli ci annuncia che Dio Padre, in Cristo suo Figlio, ha inviato all’umanità tutta, la lieta notizia della pace: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti». Ed è proprio nel momento della massima sconfitta che Gesù Cristo diviene il vincitore e la sorgente stessa della pace. È ancora l’Apostolo Pietro ad annunciare una tale vittoria: «Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio». Don Enzo è stato un servo fedele e ubbidiente al suo Signore, nella verità e nella carità! Ha servito gratuitamente Dio e i fratelli. Artefice di comunione e unione, fine restauratore di ogni incrinatura, intelligente e sollecito a rammendare e ritessere strappi e sfilacciature, mai ha spadroneggiato su persone e situazioni. Quanti a lui ricorrevano, quanti erano da lui consolati e confortati, ma è più giusto dire . . da lui amati, hanno sperimentato una liberazione, un riappropriarsi di se stessi, un riprendere di nuovo le redini della loro vita, nell’amicizia con Cristo. E questo lo fa l’amore che viene da Dio e a cui don Enzo attingeva per servire! Non li tratteneva a sé, non era seducente, non creava gruppuscoli, li portava a Cristo. Don Enzo era un uomo sensibilissimo, un uomo che un giorno ha detto di si al Signore divenendo prete, e una tale scelta scaturisce, quando è autentica e sincera, certamente da una chiamata dall’alto, ma sempre mediata da una esperienza di croce, da un avere sperimentato la realtà più intima di quella che Paolo VI, nel suo testamento, definiva “la stupenda e drammatica scena temporale e terrena”. Don Enzo, dunque, un uomo che ha sofferto, che si è caricato degli altri perché la sua sofferenza lo ha reso compassionevole, e non poteva essere diversamente. Già il teologo medioevale ci dice sine dolore non vivitur in amore. Cristo stesso, come scrive l’autore della Lettera agli Ebrei, « proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova». Se dovessimo dire con una parola ciò che ha caratterizzato , ciò che ha contraddistinto il ministero sacerdotale di don Enzo, credo che potremmo dire il ministero della consolazione! Ministero della misericordia e del perdono di Dio! Quante ore in confessionale ad ascoltare, a caricarsi delle sofferenza e dei problemi di quanti accorrevano a lui. Ora sembra di essere pervasi da un senso di solitudine, un sentirsi, in certo qual modo, orfani. È vero che nella morte c’è sempre una separazione, ma i cristiani, membri come sono di Cristo e una sola cosa in lui, non possono essere separati neppure dalla morte. (Cfr. Rito delle esequie ). Don Enzo è con noi. «Si angustiantur vasa carnis», scriveva Sant’Agostino, «dilatetur spatia caritatis». Sì carissimi, se si restringono gli spazi della carne, si dilatino i legami della carità. Don Enzo è sempre con noi e ancora con noi, con la sua preghiera e intercessione, ora si allieta della compagnia dei santi, come abbiamo chiesto per lui al Signore nella preghiera di colletta: «Ascolta benigno, Signore, le preghiere del tuo popolo per il tuo servo Enzo, sacerdote, e concedi a lui, che sull esempio del Cristo ha consacrato la vita al servizio della Chiesa, di allietarsi per sempre nella compagnia dei santi». Ora celebriamo la Santa Eucaristia, il Sacrificio della Croce, che tante volte il nostro don Enzo ha celebrato per il popolo santo di Dio, per la chiesa di Dio. Ora chiediamo al Signore di poter adorare e contemplare quello che celebriamo, quel mistero che ci scandalizza, che ci rende increduli, o meglio, che ci rende stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Ma il Signore ci ammaestra, ci spiega, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, ciò che si riferiva a Lui:«Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». Che l’offerta del pane spezzato e del vino versato ci faccia ardere il cuore, sentire la presenza del Signore, ripetere con i discepoli di Emmaus: mane nobiscum Domine, resta con noi Signore. Un rimanere con Lui e in Lui che ci rende capaci di ripartire da questa celebrazione, da questo momento di grave lutto e dolore per la nostra Diocesi, con nuova lena, sapendo che il Signore è risorto, che l’amarezza e la mestizia di questo momento è sollevata e consolata dalla presenza viva di Cristo Gesù , e in quella luce crediamo e speriamo il nostro don Enzo ancora con noi, che prega, intercede e soccorre questa sua Chiesa di Massa e Piombino che tanto ha amato sulla terra.
+ Carlo, vescovo