VI Giornata Mondiale dei Poveri

Il messaggio del nostro Vescovo Carlo

Carissimi fratelli e sorelle,

celebrare la VI giornata del povero è mettere al centro della nostra vita di cristiani l’uomo nelle sue diverse e tante povertà; è un riflettere su quelle povertà che fanno di noi degli indifferenti e dimentichi dei fratelli più fragili e deboli, di chi non ha voce, del dimenticato, e dell’emarginato. È soprattutto far emergere quanti, nel nostro ambiente familiare, professionale e nella nostra società sono da noi ignorati, non individuati e non riconosciuti nelle loro necessità materiali, morali e spirituali.

Anzi, non di rado, mentre chiudiamo occhi, mente e cuore di fronte alla loro povertà, quasi per evitare un qualche sussulto di coscienza, proiettiamo su di loro rimproveri, ammonimenti e ipocrite parole di biasimo.

Bisogna uscire da questo circolo perverso che ci può portare fino a fare commercio delle diverse povertà prima e dei poveri poi. Sulle povertà ha sempre giocato l’economia, sui poveri hanno sempre fatto man bassa le ideologie. Economia ed ideologia sempre in tattico connubio per contrabbandare le povertà e i poveri, mimetizzando e rimandando a data da destinare non dico la soluzione definitiva del problema, lasciamo fare questo alle utopie di sempre, ma il nostro impegno di uomini e di cristiani verso ogni forma di povertà.

Il segno distintivo del cristiano, infatti, è l’accoglienza dell’altro nella verità e nella carità, senza farlo un prodotto di scambio o commercializzarlo, ma riconoscendolo nella sua identità ed unicità in cammino verso una pienezza, una sua realizzazione. Tanto più se uno è indigente, malato, forestiero e solo.

Ecco perché, come ci ha ricordato il Papa, nel suo Messaggio per la VI giornata del povero, «come se il tempo non fosse mai trascorso da quel momento (dagli inizi della prima comunità di Gerusalemme), anche noi ogni domenica, durante la celebrazione della santa Eucaristia, compiamo il medesimo gesto, mettendo in comune le nostre offerte perché la comunità possa provvedere alle esigenze dei più poveri. […] “I facoltosi e quelli che lo desiderano danno liberamente, ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il sacerdote. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, i carcerati, gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno” (GIUSTINO, Prima Apologia, LXVII, 3-6) ».

Come aiutare i poveri?

Possiamo rispondere che dobbiamo avere occhi che vedano i poveri, orecchi capaci di ascoltarli e un cuore sensibile che intuisca tante povertà nascoste. E questo non è frutto di uno sforzo umano, certamente richiesto, ma è grazia di Dio.

«La ritualità del quotidiano è fatta di contatto fisico, di gestualità, di parole scambiate e soprattutto di sguardi. È l’occhio che produce quel magico effetto che si chiama empatia e che abbiamo imparato a conoscere a fondo anche nei suoi meccanismi neurologici. È lo sguardo che fa diventare la persona che ho davanti parte di me stesso e mi fa essere parte dell’altro» (Nuccia Fucile, Il percorso creativo dell’amore. Dagli occhi al cuore https://www.sanbonaventuraseraphicum.org/it/art/il-percorso-creativo-dell-amore-dagli-occhi-al-cuoreore

E questo essere parte dell’altro ci rende capaci di spostare il baricentro. «Se centreremo la nostra vita   in Dio e sulla sua Parola, troveremo la vita spendendola, la speranza dando speranza, l’amore amando. Non è possibile, infatti, confessare la fede in Cristo, senza renderci conto di quanta povertà esiste attorno a noi e non soltanto quella materiale! È necessario pertanto imparare ad ascoltare lo Spirito Santo per acquisire il giusto equilibrio tra il tempo da dedicare a Dio e alla preghiera e il tempo da spendere alla cura dei nostri fratelli più poveri soccorrendoli nello loro necessità e annunciando loro la buona novella» (ibidem).  

Come ha sottolineato la Fucile sopra citata: «frammenti di vita non frammenti di teoria, perché dobbiamo restare fedeli alla concreta quotidianità senza ricorrere a “poetiche visioni” o peggio a “mistiche esasperazioni” perché si capisca che il “il percorso creativo dell’amore  dagli occhi  al cuore” non è utopia ma vita, la nostra vita di cristiani, la nostra vita in Cristo, difficile ma possibile, ardua ma esaltante  come  la vita dei  nostri santi ci dimostra».

«È urgente trovare nuove strade che possano andare oltre l’impostazione di quelle politiche sociali “concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che unisca i popoli” (Enc. Fratelli tutti, 169). Bisogna tendere invece ad assumere l’atteggiamento dell’Apostolo che poteva scrivere ai Corinzi: “Non si tratta di mettere in difficoltà voi  per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza” (2 Cor 8,13)» (Messaggio per la VI giornata del povero. 2022). 

Con quale lucidità san Paolo VI, rivolgendosi ai partecipanti alla XXIV Settima Biblica che aveva come tema Evangelizare pauperibus, usando quella raffinatezza che gli era congeniale e lo rendeva unico nel coniugare verità e carità senza offendere nessuno, collocò i poveri in senso stretto con la povertà che tutti accomuna. Disse: «Evangelizare pauperibus! Il Signore dice che è venuto al mondo, è disceso dal Cielo, ha fatto questo viaggio dalle sfere inesplorabili della Divinità ed è venuto a noi per porsi a evangelizzare i poveri; e noi siamo tutti poveri, ma un’attenzione particolare ha il Signore per coloro che nella povertà hanno la caratteristica specifica».

Occorre poi tener presente quelle povertà nascoste che, spesso, chi le ha, sente un senso di pudore a mostrare. La finezza del cristiano si vede anche in questa sensibilità a scoprire, senza offendere la dignità dell’altro nel fare il bene. Inoltre non bisogna dimenticare quei poveri che non sembrano tali. Come già avvertivano i Padri della Chiesa, il povero più incredibile è chi è privo di Dio e non lo cerca neppure, finché non arriva a disperare del proprio destino. Verso costoro c’è l’elemosina della preghiera e della penitenza.

+ Carlo, Vescovo

13 novembre 2022