Santo Natale

Omelia del nostro Vescovo Carlo

«Di qui sgorga un messaggio di speranza
in questo mondo che rischia di non sperare più;
un fascio di luce in questo mondo che sembra sprofondare nelle tenebre;
un elemento di novità in una società che talora ci appare decrepita.
Un bambino che nasce è un destino nuovo che si apre,
una speranza che si ridesta»
 (M. Magrassi).

Carissimi fratelli e sorelle,
un termine esigente chiamarvi e chiamarci fratelli e sorelle, non è vero?
Ieri come oggi infatti c’è divisione tra gli uomini, guerre e rumori di guerre nel mondo e nel nostro cuore rendono sempre attualissime le esortazioni dell’apostolo Paolo:

«È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.  La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.  Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie» (Rm 13,11-13).

E lo stesso apostolo ripete questa medesima esortazione, come abbiamo appena ascoltato nella seconda lettura, rivolgendosi a Tito: «Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,11-12).
Facciamoci attenti a cosa sta succedendo nel mondo. Cerchiamo di capire perché sta succedendo. Chiediamo al Signore la sapienza che ci conduca alla retta conoscenza. Quella conoscenza che non è sapere qualcosa, ma vivere qualcosa, è dunque entrare con fatica e sofferenza nella quotidianità e non stare a guardare, non fuggire quando gli avvenimenti ci interpellano e aspettano da noi una risposta, un deciderci perché di quell’accadimento noi siamo protagonisti, chiamati in prima persona a dare una risposta.

La messa è stata celebrata nella cattedrale di san Cerbone in Massa Marittima

È significativo che ogni anno le vetrine di san Gregorio Armeno, la via dei presepi di Napoli, si riempiano di personaggi contemporanei assieme alle figure tradizionali del presepe.
Nel fatto che questi nostri contemporanei famosi sono ora parte del presepe, vogliamo vedere come quella nascita li coinvolge, bussa alla loro vita e, se l’accolgono, quella vita viene trasformata ed entra nella grande e meravigliosa avventura della storia della salvezza.
Ci piace leggere così questa originalissima tradizione. E ci piace augurarci di poter anche noi essere «personaggi del presepe».

Uomini e donne che escono dal barlume della loro mediocrità, dai loro progetti a breve termine, dalle antiche paure dell’altro e del diverso, di ciò che può o addirittura sta per accadere ed entrano nella luce di Dio.

Di quanti vanno verso di Lui, lo cercano e si lasciano guidare da quella luce che si offre umile compagna di viaggio verso quel chiarore nuovo, mai visto, perché è la luce del Dio incarnato che è venuto a raccontarci l’amore di Dio Padre di tutti. Quando si dimentica questa paternità ecco l’empietà, i desideri mondani, le contese e le gelose di cui ci ha detto l’apostolo Paolo.
«Nella “modernità” si è cercato di costruire la fraternità universale tra gli uomini, fondandosi sulla loro uguaglianza. A poco a poco, però, abbiamo compreso che questa fraternità, privata del riferimento a un Padre comune quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere. […] Al centro della fede biblica, c’è l’amore di Dio, la sua cura concreta per ogni persona, il suo disegno di salvezza che abbraccia tutta l’umanità e l’intera creazione e che raggiunge il vertice nell’Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Quando questa realtà viene oscurata, viene a mancare il criterio per distinguere ciò che rende preziosa e unica la vita dell’uomo. Egli perde il suo posto nell’universo, si smarrisce nella natura, rinunciando alla propria responsabilità morale, oppure pretende di essere arbitro assoluto, attribuendosi un potere di manipolazione senza limiti» (FRANCESCO, Lumen fidei n. 54).

Carissimi fratelli e sorelle, sia questa occasione per ritrovare nel Bambino di Betlemme colui che ci riconduce a Dio Padre e ai fratelli, così da rigenerarci e costruire giorni di pace.
«In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace. […] In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo» (BENEDETTO XVI, Omelia, Natale 2011).
A tutti il mio augurio di bene e di pace.
+ Carlo, vescovo