L’Immacolata concezione

Messaggio del vescovo Carlo

Oggi la Chiesa, come per le nozze, si adorna della perla inviolata della vera purezza. Oggi l’umanità, in tutto lo splendore della sua immacolata nobiltà, riceve il dono della sua prima formazione dalle mani divine e ritrova la sua antica bellezza. […] Oggi la donna sterile diventa madre contro ogni speranza, e una madre che genera una discendenza che è senza madre, nata anch’essa nell’infecondità, consacra tutti i parti della natura. Oggi è apparso lo splendore della porpora divina, e la miserabile natura umana è stata rivestita della dignità regale. Oggi, secondo la profezia, è fiorito lo scettro di David, il ramoscello sempre verde di Aronne, che per noi ha prodotto Cristo, ramoscello della forza di Dio. (ANDREA DI CRETA)

Carissimi fratelli e sorelle, in cammino verso il Natale del Signore la Chiesa fa sosta per celebrare solennemente la festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sappiamo che fin dai primi secoli le chiese d’oriente introdussero la festa del concepimento della vergine Maria ad opera di Gioacchino e Anna. Passata poi in occidente nel X secolo, la festa del concepimento di Maria ha ricevuto da parte cattolica una rilettura teologica ben precisa, culminata nel 1854 con la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. È interessante notare come nella liturgia di Bose, che vede riuniti nella celebrazione cattolici, ortodossi e protestanti, l’odierna memoria mariana è stata riletta a partire dalla Sacra Scrittura e inserendo la figura di Maria nel contesto escatologico dell’Avvento. In Maria è infatti possibile riconoscere la «figlia di Sion» di cui parla l’Antico Testamento: la giovane donna di Nazaret che, come narra il Magnificat, è figura dei poveri d’Israele, del piccolo resto che il Signore si è riservato nel suo amore per portare a tutte le genti la salvezza. Maria nel Nuovo Testamento è anche figura della Gerusalemme celeste, la sposa adorna per il Signore, suo sposo, che scende dall’alto e accoglie nel suo seno tutta l’umanità nel Regno. (Cfr. Monastero di Bose, MARTIROLOGIO) Riguardo a Gioacchino e Anna, genitori di Maria, non ci sono riferimenti nella Sacra Scrittura. Quello che sappiamo lo riceviamo da testi apocrifi come il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo-Matteo, oltre che dalla tradizione. Sappiamo di una sterilità di Anna, sterilità che si colloca spesso a monte delle grandi vocazioni, per dire come Dio opera superando ogni limite e anche ogni legge di natura. È significativo che gli ortodossi pur non avvertendo la necessità di una definizione dogmatica, legata alla teologia occidentale del peccato originale, riconoscono tuttavia un valore di segno al concepimento di Maria: l’intervento divino, necessario per guarire dalla sterilità Anna, ha permesso all’umanità resa sterile dal peccato di diventare il grembo capace di accogliere l’incarnazione del Verbo. È il Signore stesso, nella sua infinita misericordia, a preparare la strada al suo intervento decisivo nella storia. (Ibidem) Carissimi fratelli e sorelle, il nostro tempo che sembra indugiare a germogliare di bene e di pace, di vita, di gioia e di ogni altro bene è chiamato a rialzarsi, ad andare incontro al Signore che viene a visitare la terra e a riempirla della sua presenza che salva, consola e restituisce l’uomo a se stesso strappandolo dalle tenebre e dall’ombra della morte come tra poco, in un crescendo di gioiosa speranza, canteremo con le antifone maggiori del Natale intonando all’inizio di ciascuna antifona quell’«O» come un grido. «Chi dice “O” sta contemplando con il cuore colmo di stupore. Questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero. […] Il “vieni’’ che dopo la contemplazione introduce l’invocazione porta su di sé tutto il peso della speranza cristiana» (M. MAGRASSI). Quella speranza che sa di una vittoria, quella sul peccato e sulla morte allorché saremo strappati dalle mani della potenza distruttrice dell’antico avversario di Dio e dell’uomo, Satana. È lui che minaccia la nostra unità interiore e l’unione e la comunione tra gli uomini. Ma ognuno di noi sa di essere sostenuto dalla luce e dalla forza di Dio, sa che nel deserto del mondo il Signore ci nutre con il pane della sua Parola e della santa Eucaristia. E nonostante ogni tribolazione e avversità, ogni rifiuto ed ogni persecuzione la Chiesa giungerà alla vittoria. «E proprio in questo modo la Comunità cristiana è la presenza, la garanzia dell’amore di Dio contro tutte le ideologie dell’odio e dell’egoismo» (BENBEDETTO XVI, Discorso, 8.XII.2011) Ricordare il concepimento di Maria attendendo la venuta del Signore è allora fare memoria della vocazione di ogni uomo, testimoniata nella storia da quei figli di Israele e della chiesa che accettano di farsi piccolo gregge che attende il Messia e spera contro ogni speranza. «Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da se stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri[…]Cari fratelli e sorelle, è una notizia straordinaria per noi! Perché ci dice che il Signore, per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche aperto agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: cioè in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare. Ma, mi domando, ci crediamo? Oppure pensiamo che la santità sia un’utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria?» (FRANCESCO, Discorso, 8.XII.2021)
A tutti il mio augurio di pace e gioia grande
+ Carlo, vescovo
8 dicembre 2022