Unità dei Cristiani

Vespri ecumenici - Massa marittima

In occasione della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, l’appuntamento è previsto presso la Cattedrale di san Cerbone domenica 22 gennaio alle ore 16.30. Il nostro vescovo Carlo presiederà i vespri ecumenici.

Di cosa si tratta?

È un’iniziativa ecumenica di preghiera nella quale tutte le confessioni cristiane pregano insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso. Tradizionalmente, si svolge dal 18 al 25 gennaio, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro (nel vecchio calendario liturgico) e quella della conversione di san Paolo.

Dal 1968 il tema e i testi per la preghiera sono elaborati congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i cattolici.

In realtà, la prima ipotesi di una preghiera per l’unità delle Chiese, antenata dell’odierna Settimana di preghiera, nasce in ambito protestante alla fine del XVIII secolo; e nella seconda metà dell’Ottocento comincia a diffondersi un’Unione di preghiera per l’unità sostenuta sia dalla prima Assemblea dei vescovi anglicani nel 1867 e sia da papa Leone XIII nel 1894, che invita a inserirla nel contesto della festa di Pentecoste. Agli inizi del Novecento, poi, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Joachim III scrive l’enciclica patriarcale e sinodale Lettera irenica (1902), in cui invita a pregare per l’unione dei credenti in Cristo. Sarà infine il reverendo Paul Wattson a proporre definitivamente la celebrazione dell’Ottavario che lo celebra per la prima volta a Graymoor (New York), dal 18 al 25 gennaio, auspicando che divenga pratica comune.

Nel 1926 Il movimento Fede e Costituzione dà avvio alla pubblicazione dei Suggerimenti per l’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani mentre nel 1935 l’abate Paul Couturier, in Francia, promuove la Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani, basata sulla preghiera per «l’unità voluta da Cristo, con i mezzi voluti da lui». Nel 1958 Il Centre Oecuménique Unité Chrétienne di Lione (Francia) inizia la preparazione del materiale per la Settimana di preghiera in collaborazione con la commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese.

Nel 2008 viene celebrato solennemente, in tutto il mondo, con vari eventi, il primo centenario della Settimana di preghiera, il cui tema «Pregate continuamente!» (1Ts 5,17) manifestava la gioia per i cento anni di comune preghiera e per i risultati raggiunti.

Attualmente la Settimana si celebra con un tema generale, e a partire da un passo biblico appositamente scelto e da un sussidio elaborato congiuntamente, a partire dal 1968, dalla commissione Fede e costituzione del CEC (protestanti e ortodossi) e dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (cattolici), “antenato” del Segretariato per l’unione dei cristiani voluto da Giovanni XXIII. Per il 2023 il tema scelto è: “Imparate a fare il bene, cercate la

giustizia” (Isaia 1, 17) e il materiale è stato raccolto dalle sorelle e i fratelli del Minnesota (USA) posto alla nostra riflessione per la preghiera comune di quest’anno. È un ammonimento che riceviamo, da comprendere anzitutto nel contesto più generale del linguaggio profetico. Il pensiero 693 del filosofo francese Blaise Pascal ci esorta: “senza la voce dei profeti, non sapremmo chi ci ha messo in quest’angolo di universo, che cosa siamo venuti a fare e che cosa diventeremo morendo”. Niente meno di questo ci pone sotto gli occhi la pagina profetica che ci guiderà nella preghiera quest’anno. Isaia ci presenta qui una società che sta vivendo un processo di disintegrazione che investe ogni aspetto della convivenza civile: una situazione di sfaldamento etico che parte dal piano politico e religioso per investire ogni ambito sociale. Il profeta si fa dunque portavoce di un Dio che si indigna contro il suo popolo. Lo fa con una voce che non cerca di mediare, di attenuare, diventando in ultima istanza inoffensiva. Si esprime con una pluralità di iridescenze ma con un atteggiamento fortemente assertivo, cioè chiamando il male per male.

È l’amore di Cristo, non altro, che anima e che conduce i cristiani a pregare gli uni per gli altri o l’invocare «l’unità voluta da Cristo, con i mezzi voluti da lui», fino al pregare insieme l’unico Signore della Chiesa e della storia.

E questa obbedienza alla volontà del Signore che ci ha insegnato a pregare dicendo “Padre nostro”, ha conosciuto e conosce ancora oggi resistenze all’interno delle Chiese, dove molti preferiscono ancora limitarsi al pregare per gli altri, forse temendo con ragione che pregare insieme non può rimanere semplice pratica benemerita, ma conduce tutti e ciascuno all’unica conversione che il Signore ci chiede: quella quotidiana al suo Vangelo.

Se è vero l’antico adagio lex orandi lex credendi – quello che detta la preghiera detta anche la fede –, che cosa più della preghiera insieme può ricondurre i cristiani a condividere la medesima fede e a testimoniarla di fronte a chi non confessa Gesù Cristo a propria salvezza? «A pregare si impara pregando», e questo è vero non solo per il singolo cristiano nel suo itinerario di dialogo personale con il Signore, ma anche per le comunità cristiane che, convocate in assemblea dalla Parola di Dio, proprio nell’ascolto dell’unica Parola di vita imparano a presentarsi davanti al Signore insieme, dopo essersi riconciliati con il fratello.

E pregare non lascia mai l’orante – sia esso singolo o comunità – nella medesima condizione di prima della preghiera. Così l’amore di Cristo ci spinge a riconciliarci, a fare dell’ecumenismo non una scelta pastorale opzionale ma un inevitabile cammino che apre il cammino verso la piena unità visibile.

“Camminare insieme” è l’invito che anche papa Francesco non si stanca di ripetere, specialmente in questo tempo sinodale, perché oggi più che mai l’umanità intera ha bisogno della riconciliazione autentica tra i cristiani, quella che sgorga dalla preghiera comune, dal presentarsi insieme di fronte a Colui che vuole che i suoi discepoli siano una cosa sola.

don Kevin Sciberras

Delegato Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo