L’ordinazione di don Antonio

Sabato 9 marzo don Antonio Aiello è stato ordinato presbitero dal nostro vescovo Carlo.
La santa messa è stata celebrata nella cattedrale di san Cerbone in Massa Marittima.

«Caro don Antonio – le prime parole del nostro Vescovo Carlo al rientro dalla visita ad limina – questo è un momento a cui ti sei preparato da tempo, non intendo fare una omelia quanto renderti partecipe della mia esperienza dell’essere prete». Monsignor Ciattini ha sottolineato l’importanza dell’accoglienza, una parola che deve essere binomio con l’essere sacerdote: «Il vescovo Mansueto Bianchi paragonava ogni gesto di accoglienza – questo deve essere il prete – al bucaneve, un fiore che vince lo spessore del gelo e riesce a far fiorire la desolata aridità dell’inverno». Una metafora che “profuma” di umanità: «il prete è tale – ha sottolineato il vescovo – solo se accoglie». Nell’uomo infatti, ha spiegato Ciattini, «non cessa mai di spuntare il desiderio di bene nonostante gli “inverni dell’anima”. Nella nostra coscienza spunta continuamente un seme deposto dal Signore, preludio di resurrezione».
Anche il Vescovo, come già il vicario il giorno prima, ha voluto offrire al nuovo sacerdote alcuni suggerimenti in vista dei prossimi passi che dovrà compiere: «In questo particolare momento storico è fondamentale ristabilire un contatto autentico con il Vangelo di Cristo. Siamo in un’epoca in cui anche le parrocchie stanno faticando a mantenere il loro storico ruolo nella società. Stiamo andando verso questa direzione e cadiamo sovente in una sorta una pastorale ripetitiva perché spesso il cuore di chi la genera è spento».


«Queste mie parole non vogliono essere una visione pessimistica, ma realistica, affinché tu possa attrezzarti, consapevole del contesto in cui andrai a operare: l’equipaggiamento fondamentale a cui far riferimento è la necessità di sentire la voce di Dio, incontrare la Parola e metterla in pratica, nella certezza che Dio è creatore e redentore. Cristo crea continuamente un cuore umile e fecondo» ha sottolineato il vescovo.
«Il sacerdote – ha detto proseguendo – è l’uomo della preghiera perché è nell’ascolto della Parola, nella celebrazione della liturgia e soprattutto nella testimonianza della Carità che svolge il suo ruolo». La preghiera è un atto fondamentale che «rimanda a noi stessi: ci costringe a guardarci, incontrarci, come Agostino diceva questo nelle Confessioni: “Tu signore mi strappasti mettendomi dinanzi a me stesso, mentre io mi nascondevo dietro le mie spalle”». «Nella preghiera non si fugge dalla verità di noi stessi, Dio non si fa strumentalizzare. Solo lì troviamo pienezza di vita e intimità con il Signore». «Sii sempre fedele alla parola, al suo ascolto, alla sua celebrazione e sì uomo di carità vera» l’invito finale a don Antonio. Al termine della celebrazione poi il vescovo ha ringraziato i presenti e il clero diocesano: «Siate accoglienti verso questa creatura. Accogliamoci gli uni gli altri, specialmente laddove le nostre fragilità, i nostri limiti, le nostre debolezza rendono più faticoso questo incontro».
Al termine della messa, la festa per questa bella giornata è quindi proseguita in seminario vescovile.

L’inizio della celebrazione

Venerdì 8 marzo, alla chiesa di san Francesco presso il Seminario vescovile di Massa Marittima, si era svolta una veglia di preghiera in preparazione all’ordinazione. Don Antonio aveva raccontato ai presenti il suo cammino e il suo discernimento: <<Sono stato accolto con gioia in questa diocesi, la mia formazione è stata presa in carico nella sua interezza. Oggi ho compreso l’importanza della semplicità nel quotidiano, sapere affettare i nostri limiti per far sì che sia veramente il Signore a condurre la nostra vita>>. A don Antonio aveva rivolto un invito paterno anche il vicario generale, Mons. Boldrini, che aveva presieduto la veglia al posto del nostro vescovo Carlo:  <<Il ministero non può diventare un mestiere: è necessario che l’identità e la missione vadano sempre a braccetto. E’ lo stupore – come raccontato nel Vangelo appena letto (Lc5,1-11 ndr) a condurre la vita di un prete>>.

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