DIARIO DI TERRA SANTA-I PELLEGRINI RACCONTANO

di Giovanni Angiolini, Campiglia Marittima

Si è svolto dal 18 al 25 febbraio il pellegrinaggio che la nostra Diocesi ha organizzato in Terrasanta. Un consistente gruppo di pellegrini, di varie fasce d’età e provenenti da tutta la Diocesi, sia dal continente che dall’Isola d’Elba ha raccolto l’invito di monsignor Vescovo a compiere quello che potremmo definire il pellegrinaggio per eccellenza. Oltre a mons. Ciattini, in rappresentanza del presbiterio diocesano, facevano parte del gruppo don Marcello Boldrini, don Sergio Trespi, don  Arkadiusz e don Jaroslaw. Suor Anna e Suor Teresina di Massa M.ma hanno fatto sì che non mancasse neppur e una rappresentanza delle religiose operanti in Diocesi. L’itinerario si potrebbe definire quello classico: partenza da Fiumicino e arrivo a Tel Aviv con successivo trasferimento a Nazareth. Poi quasi ripercorrendo il cammino storico di Gesù, dal luogo dove visse la sua infanzia, il pellegrinaggio come prima tappa ha raggiunto il lago di Tiberiade, con i vari santuari che ricordano: la vocazione dei primi apostoli, i miracoli operati dal Maestro, e il suggestivo sito nel quale si colloca tradizionalmente il Discorso della Montagna. Nei giorni successivi tappe significative sono state Gerico, il Monte Tabor e l’immancabile sosta sulle rive del Mar Morto e nel deserto di Giuda. Gli ultimi tre giorni sono stati interamente dedicati a Gerusalemme e ai luoghi che celebrano la Passione e la Resurrezione di Cristo. Un ottimo contributo alla buona riuscita del viaggio è stato dato dalle due guide locali Jonnhy e Sadi, due giovani palestinesi cristiani che hanno saputo dimostrare grande preparazione nell’illustrare con precisi riferimenti storici l’importanza dei vari luoghi, in modo particolare dei siti archeologici come Qumran e Cafarnao. Con grande passione e senza celare un forte sentimento religioso, ci hanno raccontato la loro “terra”, le tradizioni e anche i gravi problemi che la comunità cristiana, in quanto esigua minoranza, affronta quotidianamente. Momenti di intensa spiritualità hanno costellato il pellegrinaggio: le celebrazioni eucaristiche in luoghi di estremo rilievo come la Basilica dell’Annunciazione, la chiesa costruita su quella che è stata identificata come la casa di Pietro a Cafarnao e la messa conclusiva nella Basilica del Getsemani. Altri importanti momenti di preghiera: il ricordo del Battesimo sul fiume Giordano, per gli sposi presenti la gioia di confermare le promesse nuziali a Cana di Galilea, per i sacerdoti insieme al Vescovo il rinnovo di quelle sacerdotali nel Cenacolo. Tutti ricordano con particolare  emozione l’Adorazione Eucaristica animata dai giovani della Parrocchia della Natività a Nazareth di fronte alla grotta nella quale la Vergine Santa accolse il saluto dell’Angelo. In ogni sosta, oltre alla descrizione offerta dalle guide, ci ha accompagnato la lettura di un brano del Vangelo e il commento di Padre Francesco Ruffato, francescano del Convento di Fiesole che è stato insieme al nostro Vescovo un’ottima guida spirituale. In sintesi: unanime il giudizio positivo del Viaggio in Terrasanta non solo per l’ottima organizzazione, ma soprattutto perché i pellegrini hanno, grazie alle meditazioni suggerite da Padre Francesco, vissuto una forte esperienza di fede, quasi un corso di esercizi spirituali. Stridono come una grande contraddizione in questi luoghi che dovrebbero riunire come in un solo popolo tutti i discendenti da Abramo, la presenza di militari armati, le barriere di filo spinato, i posti di frontiera e le enormi misure di controllo. Seppure camuffato si avverte un clima di tensione che offende quanti vorrebbero considerare la terra dei profeti e soprattutto la terra nel quale il Figlio di Dio si è fatto uomo, un luogo di pace e di incontro tra popoli e culture diverse. Si lascia la Terrasanta col desiderio di tornarvi presto; particolarmente toccante è stato prima della nostra partenza per l’Italia il saluto delle nostre guide che ci hanno consegnato come un mandato: quello di parlare a chi avremmo incontrato tornando nei nostri luoghi della bellezza di quanto abbiamo visto e anche della necessità di aiutare la minoranza cristiana a rimanere, seppur compressa tra due schiaccianti maggioranze, quella musulmana e quelle ebraica, un piccolo segno di quella auspicata convivenza pacifica tra le varie etnie e le varie appartenenze. Un sentito ringraziamento al nostro Vescovo, promotore del Pellegrinaggio, per la sua presenza sempre così premurosa e per le tante attenzioni che ha saputo rivolgere ad ogni pellegrino. 

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