Convegno Catechistico Regionale… un’esperienza diocesana

GIOVANI A PERDERE? OLTRE LA DISPERSIONE POST-CRESIMA, UNA COMUNITA' CRISTIANA CREDIBILE PER GLI ADOLESCENTI.

 “Il Signore è talmente bello che io non voglio andar via. Voglio viverlo”. Come formare giovani cristiani, come far rientrare Dio nella vita di molti di loro, come aiutarli ad incontrare Cristo, in quale cammino mistagogico gli animatori devono accompagnarli affinché nel loro cuore e nel loro quotidiano sentano forte la vivibilità, l’irrinunciabilità e la significatività di Cristo tanto da pronunciare questa frase?
L’obiettivo che si è posto la Commissione Regionale Toscana per la Dottrina e la Fede durante il convegno tenutosi a Casalguidi venerdì 24 e sabato 25 gennaio è stato quello di cercare di costruire un percorso mistagogico, da poter presentare come proposta all’Ufficio Catechistico Nazionale, per la Professione di Fede dei diciottenni.
Al convegno, che ha avuto come guide e moderatori Mons. Simone Giusti, vescovo di Livorno e delegato CET per l’evangelizzazione e la catechesi, e don Gianni Gualtieri della diocesi di Prato, è intervenuto don Salvatore Soreca, segretario dell’Ufficio Catechistico Nazionale, che ha sottolineato quanto l’Ufficio Catechistico Nazionale ponga l’attenzione sull’impegno delle comunità cristiane per l’educazione alla fede dei preadolescenti e adolescenti, tanto da istituire una commissione nazionale “Fede e Ragazzi”, e senta l’esigenza di ideare itinerari per adolescenti che tengano conto delle mutate attitudini cognitive e dei mutamenti psico-affettivo-corporei-spirituali in questa età. Percorsi scaturiti dalla riflessione sul significato ecclesiale della presenza degli adolescenti nella comunità, percorsi che rendano i ragazzi protagonisti in questa.
Un’ iniziazione cristiana che vuole coinvolgere la vita dei ragazzi e accompagnarli nella progressiva maturazione del dono della fede deve investire sulla “totipotenza dell’adolescenza- insiste don Salvatore Soreca- puntando sulla capacità catalizzante della mistagogia nel suo essere tempo propizio di passaggio, dalla straordinarietà dell’esperienza iniziatica, sostanziata dalla ricchezza dei sacramenti celebrati, all’ordinarietà e continuità della vita comunitaria quotidiana centrata sull’eucarestia, perché tempo della memoria del dono bello ricevuto nei sacramenti, tempo di esperienza bella di Chiesa e, quindi, di un’appartenenza coinvolgente, tempo in cui ossigenare la vita, che nell’adolescenza esplode in tutta la sua complessità e intensità, con la Scrittura e la Parola bella del Vangelo. Una comunità ecclesiale attenta ai giovani, ai nuovi Apostoli, deve essere dinamica e duttile, capace di adattarsi per accogliere e accompagnare l’incostanza, l’imprevedibilità, il desiderio di fuga tipica dell’adolescenza che spingono però il ragazzo alle domande di senso. È l’adolescenza il periodo in cui si costruisce il Sé, è nell’adolescenza che si entra in un Kairos, tempo mistico, in cui si svela il desiderio di futuro.
Durante il convegno è stata sottolineata la necessità che questo cammino non sia affidato esclusivamente agli animatori (meglio la presenza di entrambi i sessi) e al sacerdote, ma anche alle famiglie. Deve quindi essere vissuto con attenzione anche dalla Pastorale della Famiglia e Genitorialità perché vi sia una catechesi di vita affinché i genitori possano essere la prima testimonianza al figlio di una vita fondata sulla fede.
Preziosissime sono state le testimonianze dell’esperienza della Solenne Professione di Fede dei diciottenni riportate da don Gabriele Bandini di Fiesole e di don Fabio Menicagli di Livorno che vivono nella loro diocesi da moltissimi anni questa esperienza. Da entrambe le esperienze si vede come sia importante la formazione degli animatori, che sappiano per i ragazzi essere un ponte tra l’esperienza infantile che stanno lasciando e quella adulta che stanno per vivere, che siano flessibili e pronti ad un ascolto attivo che sappiano guidare il gruppo ed essere attenti al bisogno di discernimento del singolo. Di quanto sia importante il coinvolgimento personale del sacerdote che faccia sentire il ragazzo “a casa” nella comunità e sappia donare il suo tempo.
La narrazione della Scrittura, del Vangelo le esperienze di carità e soprattutto il silenzio orante nella Adorazione sono le tappe fondamentali per incontrare Dio in cui gli animatori devono accompagnare con l’obiettivo che per i ragazzi l’ ascoltare nel silenzio la Parola di Dio, le opere nel sociale non rimangano solo un’esperienza isolata rilegata ad un ritiro, ma devono divenire un desiderio irrinunciabile nella vita quotidiana. Deve essere trasmessa Fede Viva. Forte deve divenire il desiderio di testimoniare Dio nella loro vita e di confermarlo a tutta la Comunità con la Solenne Professione di Fede nella veglia di Pentecoste.
Sul tema catechesi ed adolescenti è intervenuto il prof. Marco Vanelli di Lucca che ha parlato dei cinecatechismi come sussidi per l’evangelizzazione proiettando due cortometraggi: “Chi è Dio”? di Mario Soldati del 1945, un’illustrazione cinematografica della Dottrina Cristiana per la terza elementare che rispondeva alla domanda 6° “Dio ha corpo come noi?” e alla domanda 9° “Dio sa tutto?”. Partendo da un dubbio morale dei bambini però non trovando risposta nelle risposte precostituite dalla dottrina tradizionale le trovano nell’esperienza umana e da verità di fede arrivano all’espressione di fede infatti il cortometraggio si conclude con la loro recita di una preghiera; e il cortometraggio “Credo” del 2013 di Marco Tibaldi e Mauro Cammattari realizzato per l’Anno della Fede.
 
Diletta Calonaci