VEGLIA DI PASQUA 2018

Fratelli e sorelle in Cristo,
abbiamo voluto accogliere simbolicamente il cero pasquale in questa nostra cattedrale, come avvolta nelle tenebre, all’invocazione Lumen Christi, luce di Cristo o Cristo luce!
Facciamo nostro l’augurio, quell’imperativo stracolmo di speranza che è rivolto a ciascuno di noi e che abbiamo pronunciato mentre accendevamo il cero al nuovo fuoco: «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito».
Queste tenebre stanno a significare –  assieme alle tenebre del cuore e dello spirito  –  soprattutto la realtà primordiale, l’inizio della creazione: «[In principio Dio creò il cielo e la terra]. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre» (Gen 1,1.26).
Questo chiama l’uomo a riflettere e meditare seriamente che la vera dispersione delle tenebre del cuore e dello spirito non può avere il suo inizio e trovare il suo compimento in un’operazione di conoscenza, di sana scelta morale, di un decidersi per il bene.
L’uomo sperimenta di non poter essere l’artefice della sua salvezza, sente la necessità di essere redento perché la sua sete di eternità s’infrange nella sua fragilità, nel suo limite, nella sua natura mortale.
Bene diceva Agostino: «Dove ho conosciuto l’eternità per ricordarmi di essa e desiderarla?» (Confessioni, X, 21).
La creazione, infatti,  troverà il suo compimento e la sua pienezza nella redenzione. Ecco perché la Chiesa in questa notte prega Dio, Padre onnipotente
ed eterno, «di  illuminare i suoi  … il testo completo nel documento allegato

1 Aprile 2018

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