Solennità di tutti i Santi

Omelia del nostro Vescovo Carlo - Cattedrale di San Cerbone

Carissimi,
vi ho ripetuto spesso che l’incontro con Cristo è la condizione per incontrare noi stessi. L’uomo non può rimanere estraneo a se stesso, sarebbe dannoso per sé e per gli altri. L’uomo non può immaginare se stesso, equivocare, giocare con la sua identità, sarebbe la prima vittima di questo gioco perverso. Ciascuno di noi deve trovare, conoscere se stesso, frequentarsi. Per far questo dobbiamo vivere in intimità con il Signore, essere uditori attenti della sua Parola, commensali alla sua mensa. L’ignoranza delle Sacre Scritture, scriveva san Gerolamo, è ignoranza di Cristo, e noi crediamo che sia ignoranza anche dell’uomo, prima di tutto di noi stessi. Scrive san Giovanni Paolo II al n. 8 della Redemptor hominis: «Il Concilio Vaticano II, nella sua penetrante analisi “del mondo contemporaneo”, perveniva a quel punto che è il più importante del mondo visibile, l’uomo, scendendo – come Cristo – nel profondo delle coscienze umane, toccando il mistero interiore dell’uomo, che nel linguaggio biblico (ed anche non biblico) si esprime con la parola “cuore”.
Cristo, Redentore del mondo, è Colui che è penetrato, in modo unico e irrepetibile, nel mistero dell’uomo ed è entrato nel suo “cuore”. Giustamente, quindi, il Concilio Vaticano II insegna: “In realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm5, 14), e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione”».
L’odierna solennità di Tutti i Santi ci apre la mente e il cuore al mistero della vita eterna. Mistero di amore inesauribile che trova nel crocifisso la sorgente perenne di carità alla quale siamo chiamati ad abbeverarci per
rispondere a quella chiamata, vocazione, …
 
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