SAN CERBONE 2020

Omelia del nostro Vescovo Carlo per la solennità di San Cerbone, Vespri

Carissimi fratelli e sorelle, scriveva Charles de Foucauld: «Credo non ci sia parola del Vangelo che abbia fatto su di me più profonda impressione di questa, un’impressione tale da trasformare la mia vita: “Tutto ciò che farete a uno di questi piccoli sarà fatto a me”. Se si riflette che queste sono parole della Verità increata, quella della stessa bocca che ha detto: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”, con che forza si è sospinti a cercare e amare Gesù nei piccoli, nei peccatori, nei poveri». In san Cerbone l’amore per i piccoli, per i poveri e per i peccatori ha segnato il suo cammino tra gli abitanti di questo mondo che sempre ha soccorso, accolto e nutrito.
Cerbone ebbe a sperimentare la malvagità degli uomini che fu vinta e, in qualche modo condannata, dalla «pietà» di un orso che invece di sbranarlo, come volevano i suoi aguzzini, si volse a leccargli i piedi.
Il suo tratto accogliente, ospitale fu la sua risposta a tanta perfidia. Quella ospitalità che parte dal cuore e si irradia facendoci compagni di viaggio di tanti. È il cuore la sorgente della vera ospitalità, quella autentica, gratuita che si impara alla scuola di Cristo. A quella scuola giorno dopo giorno si diventa santi. Come qualcuno ha scritto: «I santi non sono “caduti dal cielo”. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati» (BENEDETTO XVI, Udienza, 31 gennaio 2007). Anche Cerbone non era caduto dal cielo, veniva dall’Africa e portava con sé la ricchezza di quella fede viva e carità operosa che aveva ricevuto da quelle allora fiorenti comunità cristiane. La sua vita fu testimonianza della gioia di un incontro, quello con Gesù Cristo, il Signore.
Il seguirlo, il rimanere con Lui e in Lui, l’affidarsi all’uomo della croce, il risorto dai morti, furono i segni che tratteggiano la figura che la storia ci consegna di Cerbone.
Il santo pontefice Gregorio Magno …  (In allegato il testo integrale)