La santa messa è stata celebrata presso la Concattedrale di sant’Antimo a Piombino giovedì 5 settembre. Di seguito l’omelia pronunciata dal nostro vescovo Carlo
Carissimi fratelli e sorelle,
il salmo che abbiamo appena ascoltato sembra riproporci, in un continuo crescendo, un invito: venite e vedete come è buono il Signore; un invito a guardare Lui per ritrovare luce e così essere liberati dalle angosce della nostra condizione, un sapere di una salvezza che il Signore ci dona mentre si accampa attorno a noi; di un’indigenza soccorsa. Veramente il Signore ci chiama a gustare e vedere quanto è buono e proclama beato l’uomo che in Lui si rifugia. Sembra che questo salmo tratteggi la figura di Santa Teresa di Calcutta,
Un’esperienza che l’ha portata a quella intimità con il Signore che l’ha resa capace di stare con Lui sempre e spargere vita, gioia grande. Santa Teresa di Calcutta non ha soccorso soltanto uomini affamati e assetati, ma ha soccorso tanti disperati nell’anima e nel corpo, ha soccorso l’uomo in modo integrale, nella sua indigenza totale.
Come ci ha detto il profeta Isaia il Signore ci chiama a sciogliere le catene inique, a togliere i legami del giogo, a rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni gioco. Dunque ci invita a collaborare con Lui per una liberazione integrale, quella liberazione che soccorre l’uomo saziandolo in terreni aridi e dando vigore alle sue ossa. Ma questo è possibile soltanto nell’intimità con Lui. Stando con Lui si impara ad amare in modo vero, autentico.
Silvano dell’Athos esclama: «Signore misericordioso, come è grande il tuo amore per me peccatore! Mi hai dato di conoscerti; mi hai dato di gustare la tua grazia. Mi hai concesso di gustare la tua bontà e la tua misericordia, e la mia anima è insaziabilmente attratta a te giorno e notte» (Nostalgia di Dio, Magnano 2011, p.137).
Carissimi fratelli e sorelle, è in questa intimità, è in questo stare con il Signore che diveniamo giorno per giorno capaci di vedere l’altro.
È vedendo l’altro nella luce di Cristo che Madre Teresa ha servito l’uomo nella sua totalità, quasi vivacizzandolo laddove quel corpo, o quella mente o quel cuore erano mortificati. San Giovanni Paolo II nel giorno della canonizzazione di madre Teresa sottolineò: «Era a Gesù stesso, nascosto sotto le vesti angoscianti dei più poveri tra i poveri, che era diretto il suo servizio. Madre Teresa pone in rilievo il significato più profondo del servizio: un atto d’amore fatto agli affamati, agli assetati, agli stranieri, a chi è nudo, malato, prigioniero (cfr Mt 25, 34-36), viene fatto a Gesù stesso» (Omelia, 19.X.2003).
«Madre Teresa proclama il Vangelo con la sua vita tutta donata ai poveri ma al tempo stesso avvolta dalla preghiera […] La sua grandezza risiede nella sua abilità di dare senza calcolare i costi, di dare fino a quando fa male; la sua vita è stata un vivere radicale e una proclamazione audace del Vangelo» (Ibidem).
Quale attenzione dobbiamo noi mettere oggi in quelle scelte di carità perché siano veramente tali, veramente secondo l’insegnamento e il dono di Cristo?
Conclude San Giovanni Paolo II: «Madre Teresa desiderava essere un segno dell’amore di Dio, della presenza di Dio, della compassione di Dio e, in tal modo, ricordare a tutti il valore e la dignità di ogni figlio di Dio, creato per amare ed essere amato: accogliamone il messaggio e seguiamone l’esempio» (Ibidem).
Un grazie alle nostre suore, figlie e missionarie della carità, che con la loro vita testimoniano, con generoso impegno, il messaggio e l’esempio della madre.
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